Fuori la guerra dalla storia : ORDINE DEL GIORNO ASSEMBLEA GENERALE FLC CGIL

L’Assemblea Generale Nazionale della FLC CGIL, riunita in videoconferenza il giorno 11 marzo 2022, ascoltata e fatta propria la relazione introduttiva del Segretario generale della FLC CGIL Francesco Sinopoli, esprime le seguenti valutazioni.

La tragica invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta producendo immense sofferenze con migliaia di morti, rifugiati, distruzioni nel Paese invaso con molte vittime tra i soldati russi, spesso giovani coscritti, che sono coinvolti in azioni di guerra.

Il conflitto in atto rappresenta inoltre, ancora più tragicamente, un grande pericolo per la pace in Europa e il rischio concreto di una escalation bellica che potrebbe portare a un punto di non ritorno.

La crisi ucraina non è purtroppo un evento isolato o un accadimento imprevedibile perché, al contrario, rappresenta l’ennesimo episodio di guerra dopo quanto accaduto in ex Jugoslavia, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libia e, da ultimo, Siria; con la differenza sostanziale, però, che questa volta l’aggressione militare iniziata contro l’Ucraina da parte della Federazione Russa riapre uno scenario di conflitto tra potenze nucleari che speravamo di non dover più rivedere. Emerge con maggior risalto il nucleo di responsabilità più ampie e gravi proprio dell’Unione Europea, dimostratasi purtroppo incapace, per interesse e miopia, di comprendere pienamente la deriva nazionalista e autoritaria che si andava affermando nella Russia di Putin, così come continua ad affermarsi nella Turchia di Erdogan e in numerosi altri contesti, e di azionare tutti gli interventi necessari ad evitare questa terribile intensificazione militare.

L’Assemblea Generale Nazionale della FLC CGIL, in piena sintonia con quanto previsto dall’art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana e dall’art. 2 dello Statuto della FLC CGIL, ripudia con decisione l’uso delle armi e della violenza quali strumenti di risoluzione delle controversie internazionali, condanna l’aggressione militare adottata unilateralmente dal Presidente della Russia V.V. Putin e da una ristretta cerchia di persone alla guida del Paese e chiede, a gran voce, che si arrivi rapidamente allo stop immediato delle ostilità per garantire, come primo obiettivo, la protezione della popolazione civile. Occorre sostenere e valorizzare l’espressione e le manifestazioni del pacifismo del popolo russo. È necessario attivare urgentemente tutti i canali della politica e della diplomazia, in sede europea e in sede Onu, perché vengano istituiti al più presto corridoi umanitari per offrire ai profughi una via d’uscita e perché si arrivi a un “cessate il fuoco” sotto l’egida dell’Europa e anche dell’ONU, che è il grande assente in questa complicata fase.

Non c’è altra strada.

La decisione di inviare forniture di armi all’Ucraina e alla sua popolazione (civili inclusi) è una risposta profondamente inadeguata alla risoluzione della crisi in atto, una decisione pericolosissima ed estranea non solo alla storia della comunità europea che è nata e si fonda con forza proprio sulla volontà di evitare una riedizione della guerra fra le nazioni, ma anche al dettato della Costituzione italiana in cui, testualmente, si “ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Le armi alimentano la guerra ed incrementano notevolmente il rischio di un’escalation nucleare che non prevede un giudizio finale sulle ragioni e suoi torti ma morte e devastazione.

La risposta più giusta e utile per tutti coloro che sono irragionevolmente coinvolti in un conflitto privo di senso è, perciò, una decisa e intensa iniziativa di sostegno alle vittime della guerra, per fornire aiuto concreto ai profughi, proteggere i civili, contribuire all’accoglienza in Europa e in Italia cominciando a garantire al più presto ogni forma di integrazione scolastica e di supporto agli studenti universitari, delle Accademie e dei Conservatori provenienti dai paesi coinvolti nel conflitto

Consideriamo altresì estremamente preoccupanti segnali ed episodi di controllo e di censura sia in ambito accademico che in sedi e luoghi che dovrebbero essere deputati alla promozione della cultura. Si tratta di episodi che ledono il principio, sancito dall’Art. 33 della costituzione, della piena libertà di pensiero, ricerca e divulgazione, e che addirittura, in importanti atenei ed enti di ricerca si configurano come un divieto alla collaborazione scientifica con ricercatori e istituzioni di ricerca “in quanto russi”. A questo si stanno purtroppo accompagnando, nel nostro paese, ma non solo, segnali di ostracismo verso iniziative culturali, letterarie come musicali o in altri contesti artistici, legate alla cultura russa e/o all’attività di artisti di quel paese. Riteniamo che la causa della pace si promuove non elevando nuovi steccati e recinti, anche culturali fra i popoli, ma promuovendo altresì la collaborazione culturale e scientifica fra i popoli. Riteniamo più che mai indispensabile in questo momento scegliere e anteporre le armi della critica alla critica delle armi.

Inoltre, non possiamo non evidenziare come questa guerra renda ancora più necessari e improrogabili interventi ed azioni rivolti alla transizione ecologica e alla costruzione di un modello di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile. Infatti, oggi stiamo realizzando che le fonti fossili rappresentano una minaccia planetaria globale non sono a causa del riscaldamento globale, ma anche perché rappresentano un’arma di ricatto, militare e geopolitica, nelle mani di autocrati come Putin, che minacciano e portano l’intera umanità sull’orlo della guerra mondiale e che si configura, sempre più, come una “guerra climatica”, in cui le fonti fossili responsabili dei cambiamenti climatici diventano una delle tante armi per condizionare l’esito di un conflitto.

Di fronte alla profonda crisi energetica che rischia di colpire in particolare l’Europa ed il nostro paese e che sta già facendo sentire i propri effetti soprattutto sul piano dell’inflazione, la risposta non può essere quella della riapertura di alcune centrali a carbone. Al contrario dobbiamo avere la forza e la determinazione politica per trasformare l’ennesima crisi energetica, causata dall’aggressione imperialistica del Cremlino all’Ucraina, nell’occasione giusta per liberarci dalla dipendenza del gas russo. È qui solo il caso di ricordare che attraverso le due banche controllate dal Cremlino, – Sberbank e Gazprombank – che non a caso sono state escluse, finora, dalle sanzioni, alla Russia arrivano quotidianamente ingenti proventi (stimabili in centinaia di milioni di euro al giorno) che, di fatto, vanificano l’efficacia delle sanzioni decise fin qui. Ecco perché, prima di invocare la corsa alle obsolete infrastrutture a carbone o all’ulteriore acquisto di nuovo gas, occorre dare massima priorità a tutte le alternative energetiche.

In ogni caso, la congiuntura economica, approfondita e aggravata dalla nuove dinamiche della guerra in Ucraina, si sta scaricando pesantemente sulle condizioni di lavoratori e lavoratrici, con una crescita strutturale dell’aumento dei prezzi che erode il potere d’acquisto e anche i previsti aumenti contrattuali: per questo, come organizzazione sindacale, siamo consapevoli della necessità di riprendere e proseguire la mobilitazione del 10 e del 16 dicembre, al fine di perseguire una concreta svolta nelle politiche sociali ed economiche del governo.

L’Assemblea Generale Nazionale della FLC CGIL ritiene che, a partire dai luoghi della conoscenza, dove si coltiva la capacità di comprensione critica e di trasformazione profonda della società, sia necessario rilanciare partecipazione, democrazia e conflitto sociale, come anche l’unicità e l’imprescindibilità della cultura internazionale e interculturale quale strumento di pace e unità fra i popoli e non di divisione, cercando di far convergere e intrecciare, nella richiesta di un altro mondo possibile, i diversi temi che impattano sulla qualità della vita e sul futuro dell’Umanità; questa guerra, purtroppo, rischia di ritardare ulteriormente gli sforzi per contrastare con decisione la crisi climatica e ambientale.