Una ragione in più per lo sciopero del 6 maggio. Il Documento economico e finanziario e il Piano di riforme solo un elenco di buoni propositi. Confermati i tagli e il disinvestimento sulla conoscenza. E i sacrifici sulle spalle dei soliti nati.
Una ragione in più per scioperare il prossimo 6 maggio. Il Documento economico e finanziario (DEF) e il Piano nazionale di riforme (PNR) approvati a fine aprile sono solo un elenco di buoni propositi, ma in realtà confermano tagli e disinvestimenti sulla conoscenza, sacrifici per chi li ha già fatti, e non contengono nessuna idea di sviluppo né una visione del futuro. Due i pilastri su cui poggiano: tagli subito e investimenti e sviluppo di là da venire; risparmi gettati nel calderone del risanamento dei conti per compiacere l’Unione europea.
È il solito meccanismo fumo negli occhi di programmi e riforme solo annunciati, ma sempre rinviati.
Il Def e il Pnr si muovono sul solco asfittico dell’ultima legge di stabilità (vedi notizia correlata). Si conferma il vuoto di idee di questo Governo nella politica economica, nello sviluppo e nell’innovazione.
Lo sciopero generale del 6 maggio, proclamato dalla CGIL, si carica di ulteriori ed importanti significati. È una grande opportunità per dire no alla politica di questo Governo e ai suoi ultimi provvedimenti, odiosi e pericolosi. Per trasformare il disagio e le paure in un importante momento di lotta e di speranza. E soprattutto per riaffermare il ruolo della scuola, dell’università, della cultura e della ricerca per il futuro dei giovani e per lo sviluppo democratico della società italiana.