La decisione del Ministro Gelmini di stabilire un tetto del 30 per cento per gli alunni stranieri, a partire dal 2010-2011 è una misura sbagliata perché determinerà una maggiore esclusione e ghettizzazione delle bambine e dei bambini, della ragazze e dei ragazzi stranieri.
Nei fatti si afferma una visione che considera le diversità culturali e religiose, largamente presenti nelle scuole, un problema da risolvere con misure burocratiche e regressive e non viceversa una opportunità per innovare la stessa missione del nostro sistema d’istruzione.
Oltretutto oltre ad essere rozza e discriminatoria, è del tutto arbitraria:i criteri per la composizione e la formazione delle classi sono di competenza esclusiva degli organi di democrazia scolastica e cioè dei collegi dei docenti e dei consigli di istituto. L’art.10 del T.U. n. 247/94 stabilisce difatti che Il consiglio di circolo o di istituto indica i criteri generali relativi alla formazione delle classi e l’art. 7 attribuisce al collegio dei docenti la competenza di formulare le specifiche proposte, tenendo conto di detti criteri generali.
Nessuna competenza ha in materia il Ministro. La circolare con cui è stata diramata la raccomandazione di stabilire un tetto del 30% di alunni stranieri per classe è quindi anzitutto arbitraria, priva di alcuna efficacia ed invasiva dell’autonomia scolastica.
La Ministra non può pensare che le scuole siano uffici alle sue dipendenze e soprattutto che complessi e delicati problemi come quello dell’inserimento degli studenti stranieri e l’approccio interculturale si possano affrontare in modo burocratico,espropriando gli organi della scuola che invece possono intervenire con maggiore cognizione di causa ed in modo più efficace.
Piuttosto il Ministro, se veramente vuole garantire una più efficace integrazione degli studenti stranieri, provveda a ridurre il numero degli alunni per classe, a garantire le risorse finanziarie necessarie per consentire alle scuole tutte le più opportune iniziative che le competenze al loro interno riuscirebbero in condizioni “normali”, a progettare e realizzare.